#streetart a Roma. Prima tappa: Tor Marancia

La street art è una forma artistica che si manifesta nei luoghi pubblici, con tecniche diverse fra loro. Un fenomeno che in Europa arriva a Parigi negli anni ’90 e che si espande negli anni 2000 in tutta la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e l’Italia.

Anche Roma negli ultimi anni ha deciso di riqualificare alcuni dei suoi luoghi tramite la street art. Abituata infatti a brillare per un tipo di arte più antica e classica rispetto ad un’arte più moderna,

da un paio di anni alcune delle zone della città sono state rivalorizzate tramite la street art, questo per permettere di darle un aspetto non solo tradizionale ma anche contemporaneo.

Esiste una vera e propria mappa creata dal Comune di Roma che presenta tutte le maggiori opere di street art sparse per la città. Noi di Itìnera abbiamo deciso di seguire questo percorso sulle orme dell’arte di strada, ammirandone le opere più importanti e (ri)scoprendo così alcuni dei quartieri di Roma.

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Immagine dal web

Come prima tappa abbiamo deciso di visitare il quartiere di Tor Marancia, in particolare Viale Tor Marancia, una via che si estende nel quartiere di Garbatella, a due passi dalla più famosa Via del Porto Fluviale (la via non è raggiungibile tramite metro, in compenso è ben servita da autobus di linea che la collegano al resto della città. La soluzione più comoda è quella di prendere la Metro A fino a Re di Roma e da lì prendere la linea dell’autobus 671 in direzione Nervi/Palazzo Sport).

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Tutto inizia al civico 71, dove allontanandoci un po’, riusciamo a vedere la prima opera d’arte del quartiere. Subito ci si rende conto di trovarsi in un museo a cielo aperto, e in effetti vi troverete davanti al primo Museo Condominiale del mondo, un luogo dove non sono necessari biglietti di ingresso né prenotazioni, ma che sicuramente garantisce, per la sua indiscussa particolarità, un via vai continuo di gente, fotografi, turisti e curiosi. Le prime tre opere si trovano nella parte esterna del condominio. Riuscirete a scorgerle al vostro arrivo e l’impatto vi lascerà senza parole: la sensazione è quella di trovarsi in un posto dall’aura straordinaria nonostante tutto intorno a voi racconti scene di quotidiana normalità.

Entrando poi nel complesso condominiale (di forma semplice e regolare, che ne favorisce e semplifica il tour) ci rendiamo conto di non essere i soli a voler visitare il museo: fotografi attrezzati di cavalletti e di pazienza, in attesa della giusta luce, si posizionano in punti strategici dove poter scattare foto.

Il Museo sorge sui muri di un condominio popolare, nato agli inizi degli anni ’20 e abitato dagli sfrattati del centro di Roma, in particolare dagli abitanti del quartiere Borgo, mandati via da Mussolini, il quale era intento a creare la oggi famosa Via della Conciliazione.

Nel 2015, tramite il progetto “Big City Life”, il Comune di Roma ha tentato la sfida del cambiamento nella vita quotidiana tramite le opere d’arte, permettendo a queste di risanare e decorare quella che fino a poco tempo fa altro non era che una zona popolare di Roma.

Composto da 11 palazzine che offrono un totale di 22 opere d’arte fatte da diversi artisti (italiani e non), non vi risulterà affatto difficile rimanere piacevolmente colpiti. È meraviglioso vedere come l’arte più moderna si incontra ed incrocia con la vita quotidiana di tutti i giorni. Mentre camminerete fra i palazzi noterete che, nonostante il gran via vai di gente, la vita all’interno del complesso condominiale scorre normalmente: panni stesi ad asciugare al sole, donne affacciate alle finestre aperte, finestre che lasciano intravedere sprazzi di vita quotidiana.

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Veniamo fermati da un condomino che, diretto e amichevole come solo i romani sanno essere, ci dice “L’avete fotografate tutte?” Spieghiamo che siamo solo all’inizio e ancora ci chiede: “Sapete come sono state fatte?”. In effetti è forse una delle prime domande che vi farete osservando le palazzine.

Ci spiega che le opere astratte sono state fatte tramite la tecnica a proiezione su muro, mentre due sono le opere fatte a mano libera: ”Distanza Uomo Natura”, raffigurante le dita riprese dall’opera della Genesi di Michelangelo, affrescata sulla Cappella Sistina all’interno dei Musei Vaticani (che in questo contesto simboleggiano l’unione fra uomo e natura), e “Io Sarò”, l’ultima opera di questo Museo, situato nella parte esterna del condominio, che rappresenta una bambina che proprio dal quartiere Borgo si trasferì a Tor Marancia. E’ stata l’ultima opera realizzata per questo progetto.

L’ultima, anche se, raffigurando una giovane fanciulla, rappresenta la nascita dell’intero quartiere.

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La prima tappa di questo grande tour artistico si chiude qui, con questa immagine che parla di futuro, di rinascita, di speranza. Ricordate, comunque, che è solo la prima e che molto altro ci aspetta ancora.

La Città Eterna, si sa, ama nascondere le sue meraviglie in una caccia al tesoro dove in premio c’è bellezza e stupore.. a noi viaggiatori, il compito di partecipare e trovarli. Dunque, che il gioco abbia inizio.

Da Roma,

Luisa Cuomo.

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